Sono molti i temi toccati nell’intervista al segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, apparsa su La Repubblica a firma di Rosaria Amato.
A partire dagli incentivi da cogliere dal “tesoretto” dell’Inail alle aziende che scelgono di destinare almeno quattro ore al mese alla formazione sulla sicurezza dei lavoratori, alla legge sulla partecipazione per incentivare la contrattazione di secondo livello e redistribuire la produttività, facendo crescere i salari. È questa la formula offerta dalla Cisl per uscire dalla spirale di morti sul lavoro e salari poveri, che tanti “working poor” stanno creato in Italia. Dunque, una risposta diversa rispetto a quella della Cgil, che in questi giorni sta raccogliendo le firme per i referendum sul Jobs Act: il segretario della Cisl, definisce l’articolo 18 «un feticcio che non risponde alle nuove esigenze, e che rischia di creare illusione e danno, prima di tutto ai lavoratori». Anche se assicura che tra Cgil, Cisl e Uil «rimangono molti obiettivi comuni: l’unità sindacale la viviamo nei fatti». La prima domanda al segretario riguarda le tante, troppe, morti sul lavoro (l’ultima, in ordine di tempo è stata quella un operaio di 21 anni a Scafati, la lama di una carriola gli ha tagliato la gola) e come fermare questo stillicidio drammatico. «Per far fronte a questa emergenza serve un grande salto di qualità. L’obiettivo della Cisl è quello di coniugare l’attività sanzionatoria e repressiva con un forte investimento sulla formazione. Servono più ispettori e tecnici della prevenzione, la patente a crediti va estesa a tutti i settori, vanno aumentati i poteri dei delegati alla sicurezza. L’avanzo di bilancio dell’Inail, un tesoretto che ammonta a tre miliardi, potrebbe essere utilizzato anche per finanziare incentivi alle aziende che si accordano con il sindacato per almeno quattro ore di formazione retribuita al mese».
Intanto l’ultimo rapporto dell’Istat ha sollevato un forte allarme sul lavoro povero. «Noi pensiamo che il modello partecipativo incroci tutte le sfide che abbiamo davanti, a cominciare dalla necessità di aumentare salari e retribuzioni. La prospettiva è quella di incentivare e rafforzare la contrattazione di secondo livello, per migliorare l’efficienza organizzativa e la produttività, e poterla distribuire a vantaggio delle retribuzioni. Ma bisogna anche rilanciare e stimolare gli investimenti produttivi pubblici e
privati, senza i quali il lavoro resta una chimera».
Alla domanda su a che punto sia la proposta di legge della Cisl sulla partecipazione, Sbarra spiega che “si è concluso positivamente alla Camera il ciclo di audizioni alla Commissione Finanze e Lavoro. Ora speriamo che il provvedimento arrivi presto in Aula. Ci sono tutte le condizioni per cogliere entro la fine dell’anno l’obiettivo di una legge che favorisca finalmente l’applicazione dell’art.46 della Costituzione, superando la contrapposizione ideologica tra imprese e lavoratori ed entrando pienamente in una stagione di nuova ed effettiva democrazia». Amato da notare che anche i referendum per abrogare il Jobs Act proposti dalla Cgil si pongono l’obiettivo di superare il lavoro povero. «I dati Istat” analizza Sbarra, “ci mostrano numeri record sul versante dell’occupazione: negli ultimi dieci anni i contratti a tempo determinato sono passati dal 20 al 13,9% dello stock complessivo e quelli a tempo indeterminato sono aumentati significativamente. Una impostazione che va ulteriormente sostenuta, facendo il più grande investimento di sempre sulla formazione e le politiche attive per elevare le competenze, contrastando il part-time involontario attraverso politiche di inclusione, soprattutto per le donne.
Di fronte a queste sfide l’articolo 18, sostituito per il contratto a tutele con un forte indennizzo monetario, ci appare un po’ una bandierina ideologica».
La spesa pubblica intanto è fuori misura per effetto del Superbonus. E il governo prova a far cassa con nuove privatizzazioni. «Dati i vincoli del Patto di stabilità Ue, le risorse non potranno essere ricavate in deficit, né accetteremo tagli lineari o “saldi di Stato”. Non è dando via i gioielli di famiglia che si fanno quadrare i conti, gli asset strategici si difendono, non si svendono, vale per le Poste e anche per Eni e Ferrovie dello Stato. La nostra ricetta è chiara: da un lato bisogna spingere per cambiare il Patto di Stabilità. Ma bisogna anche razionalizzare la spesa pubblica improduttiva, tagliare miliardi di fondi erogati a pioggia, inasprire la lotta ad evasione ed elusione fiscale e introdurre un contributo di solidarietà per le multinazionali di logistica ed economia digitale e i colossi della farmaceutica, aumentando il carico fiscale sulle rendite immobiliari e finanziarie”, conclude il segretario della Cisl.
La proposta avanzata dalla Cisl per riuscire a contrastare la piaga degli infortuni sul lavoro parte dalla proposta di usare i fondi Inail per la formazione sulla sicurezza sul lavoro: almeno 4 ore al mese, è la proposta avanzata da Luigi Sbarra che presiede l’associazione di categoria.
Dunque, sì all’attività sanzionatoria ma via libera soprattutto alla formazione, di cui spesso in Italia vi è forte mancanza. Il che è indegno per un Paese civile.
Delegati alla sicurezza, più ispettori e tecnici, patente a crediti da estendere a tutti i settori: insomma, in una parola, prevenzione. Ancora più prevenzione, perchè i molteplici bollettini di guerra che giungono quotidianamente dai luoghi di lavoro ci indicano che non se ne fa ancora abbastanza e che servono ulteriori rafforzamenti e nuove soluzioni.
Ma anche nell’intervista Sbarra affronta anche la piaga del lavoro povero in Italia, che non è solo emergenza sociale ma anche economica. Come si può n far ripartire i consumi se vi sono intere fasce di lavoratori che non riescono ad arrivare a fine mese, nonostante anche titoli di studio e uno o più lavori?
E’ vero che i dati sull’occupazione in Italia sono in miglioramento, ma se la qualità dell’occupazione è bassa, con i part-time e lavori sottopagati, non si otterrà nessuno slancio di crescita, o di produttività.
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