Scrive Ercole Incalza, su Il Mattino: “Sono rimasto particolarmente colpito da alcuni passaggi dell’intervista della Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni nell’intervista rilasciata al Direttore Napoletano; mi riferisco in particolare a due precisazioni che riporto di seguito” (queste le frasi in questione): «Questo Governo ha messo il Mediterraneo al centro della nostra visione geopolitica, spingendo l’intera Europa a tornare a guardare al suo fronte Sud; in questo modo l’Italia è diventata centrale in una dinamica internazionale che comprende il Nord Africa ed il Mediterraneo allargato e in tal modo il Mezzogiorno è diventato il cuore pulsante di una nuova strategia»; «Penso alla maggiore centralità che il nostro sistema portuale e logistico può e deve assumere nei traffici marittimi europei e internazionali, alla necessità di sostenere la transizione energetica del trasporto marittimo».
Due passaggi, riflette Incalza, che non solo testimoniano la volontà del Governo a riconoscere il ruolo e la funzione della nostra offerta portuale ed interportuale ma anche, per la prima volta, che portano a sentire un Presidente del Consiglio parlare di “logistica”; parlare della importanza della “logistica”; parlare cioè di quella forma di ottimizzazione dei processi di trasporto che possono al tempo stesso far crescere il PIL o portarci verso forme di irreversibile recessione.
“Ebbene”, aggiunge Incalza, “dopo questo sincero mio apprezzamento voglio sottolineare che ci sono dei filoni programmatici allo stato privi di misurabile consistenza, che riguardano in particolare proprio la riforma portuale ed interportuale.
Un mese fa, addirittura, vista la grave criticità che vive il Mezzogiorno a causa del blocco del Canale di Suez, avevo ipotizzato anche il ricorso ad una norma mirata subito solo al sistema portuale ed interportuale del Sud. Per evitare di assistere ad una crisi dello stesso porto transhipment di Gioia Tauro e ad un crollo irreversibile degli altri tre porti transhipment di Cagliari, Augusta e Taranto, bisogna intervenire subito proprio per attuare il rilancio strategico della nostra portualità (una offerta che assicura oltre 1’80% della movimentazione import-export del Paese)”.
I porti e gli interporti, come riconosciuto dalla stessa premier Meloni, sono il riferimento determinante della nostra logistica, poiché punti chiave del sistema-Paese, la cui mancata efficienza rischia di produrre un danno rilevante alla nostra economia, alla crescita, come detto prima, del nostro Prodotto interno lordo. Non è pensabile mantenere una norma che è stata varata trenta anni fa e che non immaginava le evoluzioni della nuova logistica, delle catene di approvvigionamento, della essenzialità delle sinergie tra porti ed interporti, tra porti e porti dello stesso Paese o di altri Paesi.
L’auspicio di Incalza è che le recentissime dichiarazioni di Giorgia Meloni possano produrre nei confronti dei Ministri competenti (Salvini e Musumeci) un immediato approccio ad una riforma che se attuata concretamente trasforma il nostro Mezzogiorno in una cerniera chiave dell’intero bacino del Mediterraneo e, al tempo stesso, potrebbe generare anche delle condizioni di convenienza per il sistema produttivo del Mezzogiorno che nel 2022 ha avuto un danno di 53 miliardi di euro proprio a causa della sua carente offerta logistica.
Le parole della premier Meloni hanno rilanciato con forza un tema vitale per il Meridione, ma in realtà per tutto il Paese: servono riforme e provvedimenti urgenti che trasformino, come è naturale che sia, il nostro Mezzogiorno in un vero e proprio hub di raccordo con tutto il Mediterraneo (e oltre), soprattutto alla luce delle tensioni nel Mar Rosso e in Medio oriente.
La sfida, oggi, è quella di creare le condizioni di convenienza per fare i giusti investimenti: l’offerta inadeguata nel 2022 è costata all’Italia qualcosa come 53 miliardi di euro.
L’ottimizzazione dei processi di trasporto, in un mondo in cui tutto cambia velocemente, e si assiste ad una frenetica transizione ambientale e tecnologica, in particolare delle supply chain, richiede una profonda ottimizzazione dei processi di trasporto per poter dare quella spinta necessaria non solo all’economia del Sud ma a tutta la Penisola. Pena, la recessione e la perdita di centralità nel Mediterraneo.
Importante sottolineare che gli scali delle regioni meridionali contribuiscono per più del 40% alla movimentazione delle merci dell’intero comparto marittimo nazionale, ed hanno anche un ruolo decisivo per lo sviluppo turistico, nel settore del traffico dei passeggeri e delle crociere. Diventa dunque prioritario una profonda rivisitazione di questo approccio inadeguato al tema della portualità italiana, che rischia solo di generare un ulteriore indebolimento della nostra connettività con i mercati internazionali. Il Mezzogiorno non ha bisogno solo di sgravi e decontribuzione ma di infrastrutture strategiche per lo sviluppo e di piani di medio-lungo termine.
Lavoratori extra-Ue e truffe
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