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In arrivo nuove licenze per i servizi Ncc
23 Luglio 2024 Confartigianato Puglia

Diego Longhin, su La Repubblica, riporta la sentenza della Corte Costituzionale, la numero 137, depositata ieri, che dichiara illegittimo l’articolo 10-bis, comma 6, del decreto legge n. 135 del 2018. Vietare l’emissione di nuove licenze di noleggio con conducente «fa venire meno il diritto alla libera circolazione delle persone e limita lo sviluppo economico del Paese» e le code nelle stazioni ferroviarie sono solo un esempio dell’impatto. Ora è dunque scritto nero su bianco da parte della Corte Costituzionale: un modo per riequilibrare la situazione, vista la cronica mancanza di taxi da Roma a Milano, passando per Firenze, Bologna, Napoli o Bari. I mezzi pubblici, da soli, non bastano, così come il minimo aumento delle licenze delle auto bianche permesso dalle norme varate la scorsa estate.
La norma cancellata, scrive Longhin, definita sotto il governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte, sospendeva la possibilità di emettere nuove licenze fino alla creazione del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e Ncc. Peccato che il decreto di istituzione dell’elenco sia stato firmato lo scorso luglio. Sono passati più di cinque anni. A sostenere il ricorso davanti alla Consulta la Anitrav, l’associazione di categoria che rappresenta i noleggiatori.
«Si tratta di una sentenza epocale. La Corte ha letteralmente smontato lo storico assetto protezionistico a favore dei taxi», dice l’avvocato Valerio Natale dello Studio Hogan Lovells che ha assistito con l’avvocato Marco Berliri, l’associazione guidata da Mauro Ferri. I legali sono convinti che «grazie alla sentenza i Comuni potranno immediatamente risolvere la questione delle file in stazioni e aeroporti rilasciando nuove autorizzazioni». Sulla stessa linea anche Uber. Il general manager Lorenzo Pireddu, infatti, vede la «fine dello stallo e spera che il governo prenda atto della decisione, abbandonando ogni restrizione». Ora i temi in discussione sono il rientro in rimessa e il tempo che deve passare tra un servizio e l’altro per un Ncc. La federazione “MuoverSì” chiede alla premier Meloni di «convocare un tavolo di concertazione per una nuova legge quadro sul settore». E il presidente dei senatori Dem, Francesco Boccia, si rivolge direttamente al ministro dei Trasporti Matteo Salvini: «Smetta di difendere la lobby dei taxi e avvii una riforma seria».
La Consulta sostiene che è rimasto inascoltato il richiamo dell’Antitrust rispetto ad «una domanda elevata e insoddisfatta, soprattutto nelle aree metropolitane», dove si registra «l’incapacità del trasporto pubblico di linea e del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità». L’articolo cancellato ha causato «un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza», dice la Consulta. Anche il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto (Forza Italia), è soddisfatto: «La Corte ha rigettato i ricorsi di Palazzo Chigi contro le nostre leggi regionali per aumentare le licenze Ncc per favorire cittadini e turisti». Per il segretario di +Europa, Riccardo Magi, la sentenza «smonta il muro alla concorrenza innalzato da chi difende la lobby dei tassisti». Mentre Claudio Giudici, presidente Uritaxi, replica che la Corte «sta contraddicendo la sua precedente sentenza del 2020 arrecando instabilità tra gli operatori taxi e Ncc».

 

I taxi sono pochi, troppo pochi, creando code imbarazzanti e disservizi non degni di un Paese civile. Da qui la sentenza della Corte Costituzionale, che dichiara infatti “incostituzionale” la norma precedente, legge numero 135 del 2018, la quale, evidentemente, danneggiava cittadini e libera circolazione. Dunque, sì a più licenze per gli servizi Ncc, con tanto di esultanza anche da parte di Uber, che in Italia, a differenza di tutti i Paesi occidentali (e non solo) fatica ad operare, con ulteriore conseguente disagio per cittadini e turisti e mancanza di libera concorrenza nel settore (annoso problema italiano).
L’offerta in Italia è già insufficiente di suo e la sentenze n.135 stabilita dal governo giallo-verde di Conte la rendeva ancora più difficoltosa.
La Corte Costituzionale ha preso una posizione decisa contro le limitazioni alle licenze per NCC, intervenendo direttamente nella disputa tra tassisti e società di noleggio con conducente. Questa disputa ha creato disagi per milioni di italiani, costretti a lunghe attese per trovare un taxi o per chiamare un servizio via app o telefono. Ora, i giudici costituzionali si sono espressi chiaramente contro queste limitazioni: il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio NCC fino alla piena operatività del registro informatico nazionale ha permesso, per oltre cinque anni, alle autorità amministrative di alzare una barriera all’ingresso per nuovi operatori, compromettendo gravemente la possibilità di aumentare un’offerta già carente, come scrive anche il sito Millionaire.it: la norma censurata ha causato un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività. I servizi di autotrasporto non di linea sono essenziali per la libertà di circolazione, che è la condizione per l’esercizio di altri diritti. La forte carenza dell’offerta ha compromesso non solo il benessere del consumatore, ma anche il godimento di alcuni diritti costituzionali e lo sviluppo economico del Paese.
La sentenza potrà produrre effetti estremamente positivi come operatività più libera (come per Uber), incremento della concorrenza, miglioramento dell’offerta (maggiore innovazione e qualità del servizio), con un mercato più dinamico e competitivo, a favore di tutti gli utenti. Degno, appunto, di un Paese civile e moderno.

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